TRAPIANTO A CUORE NON BATTENTE
Lo scorso 3 settembre 2018 è stato possibile trapiantare entrambi i reni e il fegato di un donatore a cuore fermo, grazie alla collaborazione e la sinergia tra le équipe del Policlinico di Pavia, dell’Ospedale Niguarda e dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Per la prima volta in Italia un fegato è stato trapiantato dopo un periodo così prolungato di ischemia.
Infatti, la donazione, il prelievo e il trapianto di organi dopo accertamento di morte con criteri cardiaci rappresentano un obiettivo di grande importanza per la rete trapiantologica italiana. Si tratta di procedure previste dalla legge n. 91 del 19 aprile 1999 che regola la donazione indifferentemente dal fatto che l’accertamento di morte sia effettuato con criteri neurologici (morte encefalica) o cardiaci, in accordo con la legge n. 578 del 29 dicembre 1993 e correlato Decreto ministeriale n. 582 del 22 agosto 1994, rivisto l’11 aprile 2008.
Il prelievo e il trapianto di organi dopo arresto cardiaco, in passato, è stato considerato di difficile fattibilità in Italia a causa della lunghezza del periodo di accertamento della morte richiesto dalla legge italiana (20 minuti) rispetto a quello previsto negli altri Paesi (5-10 minuti). Un periodo così prolungato di assenza di attività cardiaca rilevata attraverso l’elettrocardiogramma avrebbe potuto danneggiare irreversibilmente gli organi da trapiantare. In Italia, ad oggi, è dimostrato che, nel rispetto delle norme, anche gli organi prelevati da donatore a cuore fermo possono essere trapiantati con successo grazie alla professionalità e all’organizzazione della Rete delle donazioni e dei trapianti e all’uso delle tecnologie a disposizione.
L’esperienza del prelievo di organi a cuore fermo è iniziata in Italia nel 2008, a Pavia, e ad oggi viene effettuata anche presso le rianimazioni di Torino e di Monza. I primi trapianti eseguiti in Italia con questa tecnica di prelievo sono stati di rene, effettuati a Pavia e Milano. A Monza è stato eseguito un prelievo di polmoni da donatore a cuore fermo trapiantati poi presso il Policlinico di Milano. Con l’intervento effettuato al Niguarda, possiamo estendere anche al fegato la possibilità di prelievo a cuore fermo.
In tutti questi casi, l’elemento decisivo per la riuscita dell’intervento è stata la procedura di assistenza e di riperfusione ed ossigenazione degli organi dopo l’accertamento di morte e che hanno consentito di limitare il danno ischemico mantenendo una buona funzionalità degli organi. Inoltre, le indagini di laboratorio e strumentali effettuate sul donatore dopo l’accertamento di morte con criteri cardiaci, ha permesso di valutare la funzionalità degli organi durante il periodo di trattamento in ECMO.
L’impiego di queste tecniche e i risultati ottenuti, ad oggi, permettono al nostro Paese di affiancarsi agli altri paesi europei nei quali, grazie ad un più breve periodo di assenza di attività cardiaca (5-10 minuti) richiesto per l’accertamento di morte, il prelievo e il trapianto di organi da donatore a cuore fermo contribuiscono a incrementare in modo significativo il numero di trapianti effettuati e di vite salvate.
Un risultato significativo per la rete trapiantologica italiana e un nuovo impulso per tutti gli operatori ed esperti ad aumentare il numero di donatori con accertamento di morte con criteri cardiaci e l’utilizzo delle tecniche di ricondizionamento degli organi al fine di aumentare il numero di trapianti nel nostro paese e ridurre i tempi di attesa in lista.
FONTE:
http://trapianti.net/news-media/trapiantato-il-primo-fegato-in-italia-da-donatore-a-cuore-fermo/