FAQ
Assolutamente sì, il trapianto restituisce ad una vita completamente normale. Ci sono trapiantati che praticano sport anche a livello agonistico.
I pazienti trapiantati riprendono, in seguito all’intervento, a lavorare, viaggiare, fare sport. I soggetti in età fertile possono avere figli e le giovani donne trapiantate possono portare a termine una gravidanza. Ormai i casi di rigetto sono sempre più rari e controllabili con la terapia farmacologia.
Comuni a tutti sono i prelievi ematici per la valutazione immunologia e lo screening di base, un Elettrocardiogramma, una radiografia del torace a cui si aggiungono valutazioni specifiche che dipendono dal tipo di trapianto che si dovrà effettuare e dalle condizioni del ricevente.
Dipende dal decorso clinico e dal tipo di trapianto. Mediamente la degenza in ospedale non è inferiore ad una settimana.
Si differenzia da organo ad organo. Per il rene circa due ore, per gli altri trapianti dalle quattro alle otto ore.
Se il decorso è regolare generalmente in poche settimane si riacquista una completa riabilitazione funzionale e fisica.
Il rigetto dell’organo è un evento possibile che quando si verifica richiede un adeguato e specifico trattamento farmacologico. Generalmente il rigetto si riesce a fronteggiare, ma quando ciò non è possibile è necessario un secondo trapianto.
E’ un aspetto estremamente soggettivo che dipende dal tipo di trapianto eseguito, ma anche dalla capacità di recupero di ognuno di noi. Se non ci sono complicanze, generalmente entro un paio di mesi si è nelle condizioni fisiche per un completo reinserimento sociale.
No, generalmente non è assolutamente necessario, ci si deve solo attenere agli eventuali consigli dei medici curanti e degli specialisti.
No, le procedure diagnostiche consentono di escludere (con sicurezza) questa possibilità.
Si, ci sono pazienti trapiantate che hanno avuto diverse gravidanze dopo il trapianto.
I controlli dipendono dal decorso clinico. Sono generalmente più frequenti nelle prime settimane per poi arrivare a dei controlli meno frequenti man mano che passa il tempo. Generalmente non è necessario tornare sempre nell’ospedale dove è stato eseguito il trapianto se non periodicamente e secondo le indicazioni dei medici curanti.
Oggi abbiamo a disposizione numerosi farmaci immunosoppressori, ognuno dei quali ha una sua specificità.
E’ fondamentale l’ADERENZA TERAPEUTICA, a prescindere dai tipi di farmaci che le verranno prescritti, cioè assumerli con regolarità, sempre al solito orario, al fine di scongiurare il rigetto.
Tutti i farmaci presentano degli effetti collaterali che sono tuttavia sempre meno e meglio tollerati.
No, si tratta di due équipe di medici diverse.
No, il prelievo di organi e tessuti avviene nel rispetto del corpo del defunto. Ad esempio, dopo la vestizione non viene prelevato il tessuto cutaneo delle mani, dei polsi, del viso e del collo.
Ogni potenziale donatore viene obbligatoriamente sottoposto ad accurati accertamenti clinici, di laboratorio e strumentali che garantiscono ampi margini di sicurezza.
Il dono di un organo è anonimo e gratuito.
Questo lo stabilisce la Legge sui trapianti, ma anche la Legge sulla Privacy impedisce che queste informazioni vengano divulgate.
Il 30 marzo 2017, il Garante Privacy ha promosso lo schema di regolamento del Ministero della Sanità che disciplina gli obiettivi, le funzioni e la struttura del Sistema Informativo Trapianti (SIT), volto a garantire la tracciabilità e la trasparenza in ogni fase dell’intero processo di donazione, prelievo, trapianto e post trapianto di organi, tessuti e cellule.
Questa banca dati permette la trasparenza in tutte le fasi di prelievo e trapianto, ma non è accessibile dall’esterno.
No, al momento attuale in assenza di espressione di volontà del defunto, sia scritta che orale, viene effettuato un colloquio con i familiari i quali possono, eventualmente, opporsi al prelievo.
In altri Paesi come Francia e Spagna invece vale il silenzio-assenso.
ORGANI: cuore, reni, fegato, polmoni, pancreas e intestino.
TESSUTI: pelle, ossa , tendini, cartilagine, cornee, valvole cardiache e vasi sanguigni.
Un donatore unico può, quindi, aiutare più persone.
ORGANI: rene e parte del fegato.
TESSUTI: midollo osseo, cute, placenta, segmenti osteo-tendinei, cordone ombelicale.
La donazione di organi può avvenire soltanto in seguito a diagnosi di morte cerebrale e se il defunto ha espresso in vita la volontà a diventare donatore. In assenza di dichiarazione scritta, spetta ai familiari decidere se donare gli organi o meno del proprio caro.
E’ possibile dare il consenso alla donazione di organi nelle seguenti modalità:
- compilando il modulo di iscrizione a Aido https://www.aido.it/news/moduli20180525
- depositando la volontà presso gli sportelli ASL attivi per la registrazione delle dichiarazioni di volontà
- atto olografo, ossia una nota scritta firmata, con nome, cognome, dati anagrafici, manifestazione di volontà (voglio donare organi e tessuti, oppure non voglio…), data e firma.
Conservata nel proprio portafoglio. - tesserino blu, distribuito nel 2000 dal Ministero della Salute, da conservare anch’esso nel proprio portafoglio
- da qualche anno è attiva la dichiarazione di volontà direttamente nella carta di identità al momento del suo rinnovo.
È importante comunque comunicare la propria volontà anche ai familiari.
Non esistono limiti di età. In particolare le cornee e il fegato possono essere prelevati da donatori di età anche superiore ad 80 anni.
Vengono categoricamente esclusi da qualsiasi tipo di prelievo pazienti con:
- positività contemporanea ad epatite B e D,
- si può donare invece se portatori di Virus C in quanto con il virus si può debellare con i nuovi potenti antivirali dal 2014
- tumori maligni in atto (tranne alcune precise eccezioni),
- infezioni sistemiche sostenute da microorganismi per i quali non esistono opzioni terapeutiche praticabili,
- malattie da prioni accertate.
No, la manifestazione di volontà è considerata valida fino a quando non viene presentata una successiva dichiarazione contraria alla precedente. In questo caso fa fede la data di sottoscrizione della nuova dichiarazione.
Qualsiasi dichiarazione che contenga: cognome e nome, dati anagrafici, dichiarazione di volontà, data e firma è considerata valida ai fini della dichiarazione di volontà.
Decidere di donare i propri organi e tessuti dopo la morte è un gesto di grande generosità. Così facendo si dona ad un paziente, in molti casi in fin di vita, la possibilità di guarire e riprendere una vita normale.
Non ci sono limiti di età alla donazione.
Si, gli organi di animali, in particolare di maiale e di babbuino, potrebbero costituire una valida alternativa agli organi umani, ma solo come soluzione ponte in attesa di un organo umano. Tuttavia, questo tipo di trapianto (xenotrapianto), potrebbe portare a gravi rischi per la salute a causa di mutazioni o fenomeni di ricombinazione nel ricevente umano a carico di virus provenienti dal donatore animale.
No, gli organi vengono assegnati ai pazienti in lista di attesa, in base alle condizioni di urgenza ed alla compatibilità clinica ed immunologica del donatore con i pazienti in attesa di trapianto.
Nulla. I costi del trapianto sono totalmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Gli accertamenti devono essere effettuati da una commissione di 3 medici (un medico legale, un rianimatore ed un neurologo), registrati e ripetuti almeno 3 volte nel periodo delle 6 ore.
La morte di una persona è determinata esclusivamente dalla morte del cervello, indipendentemente dalle funzioni residue di qualsiasi organo. Per questo motivo in un soggetto deceduto in condizioni di morte cosiddetta “encefalica”, se si mantiene una ventilazione meccanica, il cuore può battere per alcune ore. La donazione di organi può essere effettuata solo in questi casi.
No. Il coma è una condizione patologica caratterizzata da perdita della coscienza, motilità spontanea e sensibilità. Il paziente in coma è vivo e non si procede quindi MAI al prelievo di organi.