Cari Amici, sono usciti gli esiti dello “Studio Nazionale sulla qualità di vita nel post trapianto di Fegato”.
Molti di voi hanno compilato il questionario questa estate.
Come Associazione abbiamo fortemente voluto questo studio per capire quanto sia importante una buona qualità di vita per la miglior riuscita del trapianto stesso.
Ci sono state importanti scoperte.
Abbiamo chiesto al Dottor Gitto, Epatologo dei Trapianti e Ricercatore dell’Università degli Studi di Firenze, nonchè promotore e Responsabile dello Studio di fare una traduzione per noi e scrive:
“I pazienti trapiantati di fegato richiedono un’attenzione clinica e psicosociale specifica mostrando una potenziale peculiare fragilità.
L’obiettivo principale dello studio era pertanto quello di valutare i livelli di qualità di vita nel soggetto trapiantato, particolarmente in epoca di pandemia.
Si è pertanto sviluppato uno studio multicentrico condotto arruolando pazienti trapiantati di fegato clinicamente stabili. Questo perché eventuali eventi clinici recenti avrebbero inficiato i risultati dell’indagine. Sappiamo infatti a priori che un ricovero ospedaliero o un’affezione acuta rappresentano elementi decisivi nell’alterare negativamente la qualità di vita.L’arruolamento nello studio è iniziato nel Giugno 2021 e si è concluso nel Settembre dello stesso anno. I pazienti coinvolti hanno completato un questionario composito inerente stile di vita, qualità della vita (strumento utilizzato: SF-12), attività fisica, occupazione, alimentazione.
L’analisi statistica dei dati è stata affidata ad esperti nel settore quali la Prof.ssa Chiesi (Università di Firenze) e la Prof.ssa Lau (Università’ del Western Ontario, Canada).
I dati poi sono stati revisionati dal Prof. Marra (Professore Ordinario di Medicina Interna, Università di Firenze).
Abbiamo analizzato i dati di 511 pazienti osservando relazioni significative tra qualità della vita (dimensione fisica), età e aderenza alla dieta mediterranea. È stata osservata una correlazione negativa significativa tra qualità di vita (dimensione mentale) e sedentarietà.
I soggetti di sesso femminile evidenziavano punteggi significativamente inferiori rispetto a quelli di sesso maschile in entrambe le dimensioni della qualità di vita (fisica e mentale).
I soggetti di sesso femminile e quelli con vita sedentaria o lavorativamente inattivi mostravano livelli più bassi di qualità di vita. Come in altri contesti, purtroppo, le donne apparivano penalizzate.
Di contro, l’attività fisica ed una buona aderenza ad una dieta mediterranea sembravano essere fattori rilevanti per incrementare i livelli di qualità di vita.
Il nostro Studio indica la necessità di incrementare le energie della comunità trapiantologica per favorire un sano stile di vita improntato su un’adeguata attività fisica ed una rilevante aderenza alla dieta Mediterranea. Questo potrebbe comportare un incremento dei livelli di qualità di vita, obiettivo essenziale per gli individui tutti ed i soggetti trapiantati. Certamente si dovranno indagare le ragioni della penalizzazione di genere tentando di rimuoverne le cause.”